Lanzarote, dove l'impossibile non esiste

Poco prima di partire per il viaggio che andrò a raccontare, ho pubblicato la mia personale guida alla scoperta di questa incantevole isola, che in questo nuovo viaggio, mi ha sorpreso e ammaliato con nuovi paesaggi e scorci indimenticabili, con calme cittadine del nord e pranzi superlativi, passeggiate interminabili, qualche scalata da perdere il fiato e tramonti che sanno di serenità. Lanzarote è un viaggio nel viaggio, quando pensi di aver visto tutto, ti accorgi che lì, dietro la lava antica e il vento incessante si nasconde ancora un piccolo tesoro da scoprire.

Il volo della partenza, martedì 19 luglio, è in ritardo e ci ritroviamo insolitamente in attesa, è un volo serale e la nostra pazienza, provata dalla giornata di lavoro alle spalle e dal desiderio di rivedere l'isola, si sta esaurendo, ma puntuale nel suo ritardo, l'aereo Ryanair decolla trenta minuti dopo il previsto. Tutto procede per il meglio e non appena atterrati e recuperati i bagagli, ci dirigiamo immediatamente all'autonoleggio per ritirare l'auto prenotata online (come sempre Autoreisen). Dopo aver sbrigato tutte le formalità, carichiamo tutto in macchina e raggiungiamo il nostro hotel (Barcelò) in Costa Teguise, a circa venti minuti dall'aeroporto. Sono le due di notte e ci attende un ottimo pasto in camera, e una bella dormita. Il mercoledì mattina prendiamo confidenza con l'hotel, perchè anche se passeremo pochissimo tempo al suo interno è necessario per ridurre al minimo la perdita di tempo nel cercare i vari servizi, e dopo un'abbondante colazione siamo pronti per la nostra prima giornata sull'isola! Questo tratto di costa è uno dei più ventosi dell'isola e ce ne rendiamo subito conto raggiungendo la prima spiaggia del nostro viaggio, ovvero Playa Jablillo, piccola insenatura di sabbia bianca vicino alla più famosa e ampia Playa de las Cucharas, acque azzurre e trasparenti che invitano a non andarsene più.

Ma è solo l'inizio e già verso l'ora di pranzo decidiamo di spostarci e visitare Arrecife, pranzando nella zona del Charco de San Gines. Questa parte della città è molto conosciuta e frequentata, è un luogo caratteristico inserito in una cittadina forse un poco decadente ma autentica, una laguna di acqua di mare dove ristorantini e locali si affacciano e si susseguono, in una passeggiata che porta fino all'oceano. Ed è seguendo questa passeggiata che dopo pranzo visiteremo il Castello di San Gabriel, che ospita al suo interno il Museo de Historia di Arrecife. Da secoli si staglia all'orizzonte come difensore dell'isola dagli attacchi dei pirati, e tutt'ora vigila la città di Arrecife, comodamente adagiato tra le lingue di sabbia chiara che lo circondano. Caratteristico è il famoso ponte che si attraversa per raggiungerlo, Las Bolas dichiarato come tutto il complesso Bene di Interesse Colturale.

Terminata la visita al sito storico ci addentriamo all'interno dei vicoletti della città e ci fermiamo ad ammirare l' Iglesia de San Gines, eretta nel 1574, tipica costruzione dell'architettura spagnola, perfettamente inserita nel contesto cittadino e piccola oasi di pace.
















Proseguiamo nel nostro girovagare e decidiamo di dedicarci a qualche ora di relax, sulla spiaggia urbana della città ovvero Playa de El Reducto.



Non è una delle spiagge più emozionanti dell'isola ma offre un ottimo punto di sosta per chi come noi si sposta in continuazione. La serata ci vedrà distrutti e quindi dopo un giretto per negozi, rientriamo per una bella dormita.
La mattina seguente decidiamo di visitare le piscine naturali di Los Charcones, riprendiamo quindi l'auto e puntiamo verso il sud dell'isola, si trovano infatti nelle vicinanze di Playa Blanca. Purtroppo le indicazioni per questo luogo sperduto, è proprio il caso di dirlo, sono frammentarie e scarse e quindi perdersi è facilissimo. L'unico modo per raggiungere questo posto è proseguire verso il Faro De Pechiguera cercando l'unico punto di riferimento per arrivare correttamente a destinazione, ovvero un enorme hotel abbandonato sulla costa. E' probabile che anche il navigatore vi segnali questo hotel, una volta trovato, sarete arrivati a destinazione. La strada è difficoltosa e sterrata, e al vostro arrivo troverete ad attendervi un paesaggio surreale. Vento incessante, un hotel fantasma, scogliere a picco e a poca distanza dall'oceano increspato, le piscine naturali. Per raggiungerle servono scarpe comode, fiato, la fortuna nello scovare un sentiero non troppo ripido e non soffrire di vertigini! Abbiamo quasi raggiunto la meta, ma nel mio caso le vertigini, hanno avuto la meglio e dopo decine di tentativi ho rinunciato. In ogni caso se volete scoprire un'angolo di Lanzarote semi sconosciuto e lontano dalle spiagge affollate, questo posto fa per voi, se sarete così coraggiosi da arrivare alle piscine, con le dovute cautele, potrete fare un bagno "rilassante".




Dopo la faticosa mattinata ci fermiamo per un pranzo leggero e per godere della splendida giornata di sole, presso Playa Blanca, sabbia chiara e mare azzurro per qualche ora di relax autentico. Ci fermeremo fino a pomeriggio inoltrato e mentre riprendiamo l'auto per tornare verso nord, una leggera deviazione sul percorso, ci porterà verso il parco naturale di Los Volcanes e alle sue spiagge nere.
















Una sosta alle saline dell'isola e poi finalmente loro, le scogliere di Los Hervideros.












Qui la potenza della natura lascia senza fiato, cadono a picco nel mare formando delle grotte dove l'azzurro dell'oceano incontra la pietra scura creando dei riflessi di una bellezza strepitosa. Un sali e scendi di gradini consentono di vedere al meglio le varie insenature e un piccolo balcone naturale si affaccia direttamente sull'oceano da una altezza imponente.






Dopo moltissime fotografie riprendiamo la strada verso il nostro hotel. La sera la passeremo nel grazioso centro di Costa Teguise, un gioiellino opera come sempre dell'artista César Manrique, che porta il nome di Pueblo Marinero.
E sempre sulle tracce di questo poliedrico artista che il venerdì mattina visiteremo la sua Casa Museo ad Harìa, magica cittadina del nord, dai ritmi lenti, con i suoi gentilissimi abitanti e la luce intensa, riflessa sulle palme che la circondano.


Un luogo prezioso che rimette in pace con il mondo. La Casa Museo di Cesar Manrique rispecchia in pieno la personalità eccentrica e allo stesso tempo autentica dell'artista. Legato alla tradizione ma allo stesso tempo all'avanguardia. L'arredamento e le zone esterne parlano di un gusto estetico raffinato e ricercato, nel laboratorio dell'artista il tempo si è fermato, esattamente come se non fosse passato nemmeno un giorno dal suo ultimo utilizzo. Tutto ciò rende speciale questo posto e lasciarlo è veramente difficile!


A malincuore quindi ci allontaniamo e riprendiamo il nostro viaggio verso nord. In questo viaggio la fermata al Mirador del Rio è obbligatoria, quindi abbattendo anche la mia ritrosia per le altezze, entriamo.

Senza dubbio la vista è impagabile e l'ambientazione affascinante. Salendo nella parte più alta ed esposta del Mirador si può ammirare in tutto il suo splendore La Graciosa. Scattiamo decine di fotografie nonostante l'altezza e il caldo hanno creato una leggera cappa e la visuale non è limpidissima.


Volendo all'interno del Mirador si può sostare per un pranzo panoramico, ma noi decidiamo di raggiungere la mia amata Orzola.

Pranzeremo in questo piccolo borgo di pescatori, dove naturalmente il pesce fresco la fa da padrone e decisamente appesantiti ci rilasseremo nelle spiagge bianche di Caleton Blanco a breve distanza dal paese.









Non mi dilungherò sulla bellezza di questa spiaggia, ribadisco solo che è un luogo incantevole e assolutamente imperdibile. Restando in tema di luoghi del cuore, mentre rientravamo verso l'hotel non abbiamo resistito ed abbiamo replicato la visita alla Curva de Los Verdes. Il giudizio è sempre super positivo. Dopo la giornata intensa la serata sarà estremamente tranquilla. Il sabato mattina manteniamo un ritmo lento e quindi fedeli amanti del mare visiteremo il Monumento Natural di Los Ajaches e le sue famose spiagge, Playa Mujeres, Playa del Pozo, Playa de Papagayo, Caleta del Congrio, Puerto Muelas. Dopo aver pagato in "pedaggio" d'ingresso e aver percorso la strada accidentata che porta all'oceano, sostiamo nella più lunga e ampia delle spiagge ovvero Playa Mujeres. Nonostante la spiaggia più famosa sia Playa Papagayo, non nascondo di preferire di gran lunga questa spiaggia. Con la sua sabbia dorata e le acque trasparenti è talmente invitante che non ce ne andremmo mai!


Ma si sa, lo stomaco dopo molte ore reclama e quindi ci spostiamo per il pranzo. Prima però di lasciare la zona decidiamo di visitare e fotografare tutte le spiagge del Monumento Natural e quindi con la macchina percorriamo tutte le stradine necessarie a raggiungerle. Che dire, sono semplicemente incantevoli e preziose, tanti piccoli gioielli incastonati tra le colline di roccia e l'oceano brillante. Per pranzo ci fermeremo da "Casa Emiliano" accogliente ristorante, più volte adocchiato nel percorso verso il sud dell'isola. Tipica cucina Canaria e vista super panoramica sulle spiagge lontane, lo rendono un'ottima scelta. Con la pancia decisamente piena riprendiamo in nostro giro, in direzione la Geria, i vitigni protetti dalla scura roccia lavica sono uno spettacolo nella luce tenue del tardo pomeriggio, con il loro verde brillante sembrano resistere a tutto. Ma noi non ancora soddisfatti e stanchi, non perdiamo tempo e percorriamo la strada in direzione Playa del Carmen. Un ultimo bagno di sole e mare nella cittadina più famosa dell'isola e poi il rientro in hotel.


Naturalmente non può mancare la visita al famoso Mercato di Costa Teguise, che ogni domenica mattina attira migliaia di visitatori, e noi non siamo da meno!

Articoli di artigianato, vintage e vestiti, nonché street food e localini deliziosi, ci fanno trascorrere velocemente la mattinata, in attesa poi di proseguire verso nord e prendere il traghetto che da Orzola ci porterà finalmente a La Graciosa.

La traversata non è propriamente una passeggiata, trenta minuti di sali e scendi non indifferenti in un tratto di oceano abbastanza arrabbiato. Ma quello che attende all'arrivo vale tutto il mal di mare. La Graciosa è un mondo a sé, senza macchine, traffico o stress cittadino. I pochi e fortunati abitanti che la abitano girano a piedi o in bicicletta, oppure con poche jeep destinate per lo più ai turisti che non vogliono faticare troppo. Qualche locale situato vicino al porto e al di là delle poche case, solo natura natura natura!!Noi decidiamo di raggiungere una delle spiagge più "vicine", visto che il tempo non è moltissimo. Circa 45 minuti di camminata senza rumori, con il solo vento e l'oceano come compagni. Il pomeriggio trascorre sereno e troppo velocemente e ci attardiamo più del dovuto, quindi il rientro quanto meno nell'ultimo tratto sarà..di corsa! Riusciamo a prendere per un pelo l'ultimo traghetto della giornata!


La sera per proseguire in bellezza ci gustiamo tapas, sangria e paella nel Pueblo Marinero.
L'ultimo giorno è arrivato, la nostalgia già si fa sentire, quindi per non perderci d'animo, con la nostra fedele auto raggiungiamo il nord dell'isola per l'ultima volta. Visitiamo i piccoli borghi di pescatori di Las Mujeres e Arrieta, l'ambiente rurale e informale, fanno di questi piccoli borghi qualcosa di speciale e intimo. Una piccola curiosità si cela anche qui comunque, e si tratta di Casa Juanita, impossibile non notare questa strana casa, completamente diversa dalle altre, dove un padre devoto ha fatto vivere la propria figlia malata, nella speranza di alleviarle le pene della malattia, costruendola come una casa delle bambole, confortevole e protetta.


In questi luoghi si mangia il pesce migliore dell'isola e quindi ne approfittiamo, con una sosta a "Casa de la Playa" direttamente sulla bella spiaggia di Arrieta ovvero Playa de la Garita, dove molti amanti delle onde si ritrovano per fare surf. Il pranzo è divino, pesce fresco di qualità, veramente ottimo.


Riprendiamo malinconici il nostro giro, sapendo che sogneremo a lungo questa mangiata e prima di chiudere la giornata ammireremo il museo e e il monumento al Campesino. Creato da Manrique per celebrare la figura del contadino è un'opera astratta inserita meravigliosamente nel contesto dell'isola, mentre il museo ricrea la sua abitazione tipica e rurale.



Le ultime ore di sole e mare prima della partenza le trascorreremo a Playa Mujeres dove per la prima volta scattiamo anche delle foto subacquee, impossibile resistere.



La partenza il martedì è nel primo pomeriggio, quindi dopo aver lasciato la camera dell'hotel e acquistate le ultime cartoline e souvenir, raggiungiamo l'aeroporto per la partenza.
Lascio tramonti e  vento, paesaggi lunari e un clima divino, ma in cuor mio, come sempre so che sarà solo l'ennesimo arrivederci.

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